«Ci sono università di serie A e serie B, ridicolo negarlo»
Citando un famoso detto popolare si può
affermare che Renzi, in occasione dell’inaugurazione dell’anno
accademico al Politecnico di Torino, ha scoperto l’acqua calda.
Dell’esistenza degli atenei di serie A e B infatti ne sono ben
consapevoli gli studenti, che non solo non lo negano, ma da anni
denunciano il divario esistente tra l’offerta formativa ed i servizi
erogati, ad esempio, dalle università del Nord e da quelle del Sud. Ne
sono ben consapevoli anche i laureati: in effetti anche se nessun
governo è ancora riuscito ad abolire il valore legale del titolo di
studio (l’ultimo tentativo è stato quello del Governo Monti)
è ormai noto che molte aziende preferiscono candidati laureati in
determinati atenei piuttosto che in altri, come se la preparazione ed il
valore di una persona si possa giudicare a seconda del posto in cui ha
studiato. Insomma, se si ha in mano una laurea conseguita presso un
ateneo che non gode di buona credibilità, probabilmente non si viene
nemmeno chiamati per il colloquio, anche se ad esempio il candidato ha
frequentato uno dei corsi migliori di quell’ateneo oppure ha acquisito
ulteriori conoscenze al di fuori dell’università e quindi
complessivamente potrebbe essere più preparato del collega laureato
nell’università di “serie A”.