domenica 27 maggio 2012

Nuovi tagli di corsi e aumenti di tasse per l’Università a Taranto? (Siderlandia n.42)



di Mara Pavone
Nei primi mesi del 2012 il governo ha approvato due decreti riguardanti rispettivamente l’accreditamento degli atenei e ilreclutamento negli stessi. Anche questi provvedimenti, come quello riguardante l’aumento della tassa regionale, sono decreti attuativi della l.240/2010 c.d. “Legge Gelmini”. Questo dimostra ancora una volta come il Ministro Profumo non abbia intenzione di cambiar rotta rispetto all’ex Ministro.
Partiamo con la questione dell’accreditamento degli Atenei. Oggi questi vengono valutati dai nuclei di valutazione interni agli Atenei e dall’Anvur (Agenzia Nazionale per la Valutazione dell’Università e della Ricerca). In sostanza per istituire un nuovo corso di laurea si devono rispettare degli indicatori definiti dal Miur (avere un determinato numero di docenti, corrispondenza degli insegnamenti ecc..) che vengono controllati dal nucleo di valutazione dell’ateneo e poi dal Miur.
Esistono poi dei criteri premiali (per la valutazione della didattica e della ricerca degli Atenei) che assegnano una quota parte del FFO (Fondo di Finanziamento Ordinario – principale fonte di finanziamento dell’Università Pubblica, tagliato drasticamente con la l. 130/2008) agli atenei “virtuosi”, cioè quelli che ottengono un punteggio migliore nella valutazione. Questa quota è andata progressivamente crescendo passando dal 7 al 12% del FFo.
Il nuovo sistema di accreditamento prevede che i criteri di valutazione vengano stabiliti unicamente dall’Anvur. Questi sono stabiliti in coerenza con gli standard e le linee guida tracciate dall’Associazione europea per l’assicurazione della qualità del sistema universitario (Standards and Guidelines for Quality Assurance in the European Association for Quality Assurance in Higher Education – EHEA).
Va precisato però che in questo modo l’ANVUR, agenzia di valutazione creata composta da 7 persone nominate direttamente dall’ex Ministro, stabilisce tutti i criteri per la valutazione degli atenei, e quindi il Miur li deve assumere senza poter proporre modifiche.
Le sedi, cioè le università e le loro sedi distaccate, devono subire una valutazione quinquennale. Per questa valutazione il decreto inoltre prevede che l’Anvur possa avvalersi di esperti esterni con il compito di visitare direttamente le sedi universitarie, tutto questo a carico del bilancio dell’Anvur stesso che, in questo modo, potrebbe registrare dei costi elevati soprattutto se la valutazione viene appaltata ad agenzie esterne. Il Miur può chiedere un ulteriore parere, ma questo è comunque sempre fornito dall’Anvur e diventa insindacabile.
L’Anvur riceve un potere molto forte, che non è controllabile nemmeno dal Miur. Basti pensare che se una nuova sede universitaria non riceve un parere favorevole non può essere aperta, oppure se una sede già esistente non riceve un parere favorevole per l’accreditamento viene soppressa; in alternativa l’Anvur può proporne la fusione con una o più altre sedi, come previsto dall’art 3 della legge 240/2010.
Lo stesso meccanismo vale per i corsi di studio, questo significa che l’Anvur può decidere in maniera autonoma la soppressione di corsi di studio o la loro fusione.
Nel decreto si prevede che l’Anvur si avvalga de nuclei di valutazione dei singoli atenei che ogni 5 anni per le sedi e ogni 3 anni per i corsi di laurea redigeranno delle relazioni tenendo conto dei criteri stabiliti dall’Anvur stesso. A seconda dell’esito di queste relazioni l’Anvur può decidere di revocare l’accreditamento o meno con le relative conseguenze appena descritte.
Queste valutazioni servono per l’assegnazione dei finanziamenti, che vengono distribuiti in base ad una classifica degli Atenei che premia quelli migliori a discapito di quelli peggiori. Tutto sommato, sotto questo aspetto, non cambia molto rispetto al sistema attuale; il problema vero è il potere dell’Anvur di poter chiudere una sede o un corso di laurea in base ad un parere, senza possibilità per la sede di opporsi a tale decisione. È ovvio che un sistema così costruito non è pensato come uno strumento per il miglioramento della didattica, ma solo in termini punitivi.
Sembra che l’obiettivo principale di questo sistema sia diminuire i corsi di studio, inoltre si mettono in difficoltà le università del sud che oggi si collocano spesso ai gradini più bassi delle classifiche; se pensiamo poi che la nostra è una sede distaccata dove per lo più vi sono corsi di laurea fotocopia a quelli delle sedi di Bari, è facile pensare che i primi ad essere danneggiati da questo sistema di valutazione saremo proprio noi. Ecco perché chiediamo costantemente che a Taranto vengano istituiti dei corsi di laurea di eccellenza, che abbiano una propria particolarità che li differenzia da quelli delle sedi universitarie circostanti, ma che allo stesso tempo forniscano un titolo di studio spendibile su tutto il territorio nazionale, con relativi laboratori e didattica d’eccellenza; se la situazione rimane come quella attuale rischiamo seriamente che i nostri corsi di laurea vengano chiusi a causa di un semplice parere negativo.
Riguardo il reclutamento di personale negli atenei, con la l. 1/2009, che modificava quanto previsto dalla l. 133/2008, si sono introdotti limiti alle assunzioni di personale docente e tecnico amministrativo. Si rendevano possibili assunzioni nei limiti del 50% del personale andato in pensione e solo se il rapporto fra tra gli stipendi del personale a tempo indeterminato fosse risultato minore del 90% del finanziamento statale ricevuto dallo Stato. Questo ha implicato che tutti gli atenei che sforavano questo limite hanno dovuto rivedere la propria offerta formativa, modificandola per adattarla al numero di docenti già presente non potendo assumerne altri.
Le nuove regole, delineate dal recente decreto, prevedono che le spese del personale vengano rapportate al totale delle entrate in bilancio, quindi oltre al finanziamento statale si tiene conto delle tasse universitarie versate dagli studenti. Da questo si deduce che gli atenei, se vorranno assumere nuovi docenti per ampliare la propria offerta formativa o migliorare la didattica esistente, avranno come unica possibilità quella di aumentare le tasse universitarie, questo anche perché viene posto un limite alle spese di indebitamento di ogni ateneo (cioè un limite ai mutui che gli atenei potranno contrarre per spese di edilizia, investimenti ecc..).
Considerando che i finanziamenti all’Università Pubblica sono in costante diminuzione, l’unica strada percorribile per gli atenei che vogliono assumere nuovo personale sarà quella di aumentare le tasse universitarie. Anche questo tipo di provvedimento colpisce soprattutto le sedi distaccate come quella di Taranto: basti pensare che noi paghiamo le stesse tasse degli studenti di Bari ma abbiamo numerosi servizi in meno, e certamente un aumento delle tasse ci danneggerebbe ulteriormente, perché aumenterebbe il divario tra l’alta contribuzione pagata e il basso livello di servizi offerti.

Articolo per Siderlandia.it

Taranto, città universitaria. Intervista a Mara Pavone (Siderlandia n. 41)

di Andrea Cazzato
Il 27 aprile Link Taranto cambia coordinatore. All’ottimo Remo Pezzuto, fresco laureato in Giurisprudenza, subentra alla guida del sindacato studentesco Mara Pavone della Facoltà di Economia. La commozione, leggendo le parole dei vari compagni di Link e vedendo le immagini del Congresso, fanno capire quanto di importante, in questi anni, questo gruppo di ragazzi e ragazze abbia costruito all’interno del polo universitario tarantino. Abbiamo richiesto, quindi, un’intervista a Mara per “celebrare” il suo nuovo incarico. (nda “è stato difficile per me, fare quest’intervista in maniera imparziale, dati la stima e l’affetto che mi legano all’intervistata..spero di aver mascherato bene questo”)
Prima di addentrarci nel discorso politico e in un bilancio del lavoro di Link a Taranto in questi anni, mi piacerebbe chiedere cosa significa per te Link.
Link per me ha sempre rappresentato un laboratorio politico. Con questo intendo che c’è stata data, da parte nostra, la possibilità di fornire una visione più completa della questione universitaria e, più in generale, della questione Taranto, cercando di fare un’analisi più approfondita della realtà della nostra città, e provando a trovare e proporre soluzioni migliori per la risoluzione di alcuni  problemi. Ed è questo il senso di politica che, personalmente, ho sempre ricercato. Non ci limitiamo quindi a risolvere i problemi più piccoli delle facoltà, in una visione più locale e meno globale del contesto in cui viviamo. E’ giusto, per noi, offrire, quindi una prospettiva più generale delle cose.
Per te un’esperienza sicuramente molto importante…
Questa esperienza, all’interno di Link, mi è sicuramente servita molto per crescere personalmente. Fin dai 16 anni ho sentito sempre il bisogno di fare politica, ma ho sempre avuto difficoltà a trovare il posto dove poter farla. Non avevo una buona impressione delle giovanili di partito, e quindi non riuscivo mai a sentirmi rappresentata fino in fondo.  Per questo, molto spesso, mi limitavo a seguire solo le vicende nazionali. L’entrata in Link, dopo essermi iscritta all’Università a Taranto, mi ha permesso di capire cosa vuol dire veramente fare politica, cioè cercare di impegnarsi per risolvere problemi e nel contempo analizzare quanto accade nel mondo. Il lavoro nel sindacato studentesco, poi, mi ha permesso di diventare un punto di riferimento per i colleghi universitari e mi ha permesso di conoscere, e condividere, esperienze con persone che avevano la mia stessa visione del mondo. Abbiamo in comune la voglia di cambiare le cose, ma non stando fermi a sperare nel “salvatore”, bensì attivandoci.
Per Taranto, invece, che esperienza è stata?
Il compito che con Link ci siamo dati è unico sul territorio locale. Cerchiamo infatti di rendere Taranto una città universitaria. A differenza delle altre associazioni, che si limitano ai problemi delle singole facoltà, noi, col nostro lavoro, cerchiamo appunto di far sì che lo studente tarantino sia in una città fatta anche a sua misura. Obiettivo principale è, quindi, migliorare le condizioni di “vita”  del ragazzo tarantino che ha scelto di vivere nella propria terra, il proprio momento di formazione più alto. Allo stesso tempo, vorremmo che Taranto non fosse solo per studenti della città, ma si aprisse anche ai ragazzi della stessa o di altre province; ed è per questo che stiamo lavorando, ad esempio, con l’Adisu, affinchè vengano creati dei servizi aggiuntivi, come il rimborso del 30% dell’abbonamento degli autobus extraurbani che, grazie ad una nostra proposta, da quest’anno è stato concesso agli idonei non vincitori del bando di borsa di studio ADISU. Il nostro obiettivo è estendere questa agevolazione a tutti gli studenti pendolari, ma per farlo ci vuol un contributo di provincia e regione in quanto i fondi dell’ADISU sono limitati. Sempre grazie ad una nostra proposta, siamo riusciti ad ottenere delle convenzioni con dei punti ristoro nei pressi di tutte le facoltà, per permettere agli studenti idonei o borsisti di poter utilizzare la quota mensa della borsa di studio che, se rimane inutilizzata, va persa in quanto non monetizzabile. Questa è stata la soluzione migliore in quanto Taranto ha facoltà dislocate in vari punti della città che non sono ben collegate tra loro, quindi un’unica mensa non avrebbe permesso a tutti gli studenti di usufruire del servizio.
Per fare di Taranto una città universitaria però non bastano i servizi, ma occorre anche una didattica di qualità. Se ci limitiamo a istituire dei corsi di laurea uguali o molto simili a quelli presenti nelle sedi di Bari o Lecce, non riusciremo mai ad attrarre studenti di altre province e ad evitare che i ragazzi tarantini vadano a studiare fuori. Bisognerebbe creare dei corsi di laurea un po’ più “caratteristici” ma che forniscano comunque un titolo spendibile su tutto il territorio.
Quindi, perchè l’esigenza di un sindacato all’interno di una realtà universitaria?
Noi pensiamo sia necessario parlare di sindacato, perchè è fondamentale che ci sia una ”struttura” che tuteli lo studente più debole. Non ci si può limitare a fornire servizi “di base”, come la diffusione degli orari, delle dispense o dei materiali delle lezioni. Noi proviamo ad interloquire con le varie Istituzioni, per cercare di migliorare la condizione dello studente, per far sì che ci sia un ripristino totale e una tutela dei diritti del singolo universitario. Ad esempio, abbiamo lottato per un decoroso servizio di trasporto extraurbano, perchè pensiamo che raggiungere le aule di lezione, non debba essere una fatica insormontabile, bensì un diritto sacrosanto dello studente.
La portata nazionale di Link ci permette, inoltre, di confrontarci con altre realtà dove, questa idea , è presente. Muoversi a livello nazionale, quindi, per avanzare proposte comuni, non barricandosi  nella propria città, anzi, cercando un mutuo scambio di esperienze fra le varie realtà universitarie presenti sull’intero territorio nazionale.
Tornando a Taranto, abbiamo avuto modo di vedere le interviste di dieci domande che avete realizzato ai candidati sindaco che si affronteranno il 6 e il 7 maggio. Cosa chiedete al futuro sindaco della nostra città?
Come abbiamo fatto anche con la precedente giunta, cercheremo di porre l’attenzione sulle problematiche che più ci riguardano. Ad esempio, come in passato, continueremo a batterci per la situazione della biblioteca Acclavio, e soprattutto premeremo per risolvere il problema della mancanza di spazi di aggregazione;  il miglioramento del servizio di trasporto urbano; una politica vera sulla questione alloggi, proprio per rendere Taranto più appetibile anche ai non residenti. Queste proposte, se realizzate, renderebbero Taranto una città universitaria a tutti gli effetti.
Reputiamo, comunque, il colloquio con le Istituzioni fondamentale, e pensiamo che esse si debbano impegnare per sopperire alla scarsità dei fondi dati all’Adisu, che, pur in questa ristrettezza, opera in maniera egregia, garantendo per quanto le è possibile.
Il 27 aprile si è eletto un nuovo coordinamento, che, oltre te, vede Laura Lazzaro e Flavia Russo. Balza agli occhi il fatto che questo è un gruppo formato da sole donne. Questo tipo di scelta è simbolica o è, semplicemente, basata sui meriti delle persone selezionate?
Noi crediamo che le quote rose sminuiscano il lavoro dei compagni e delle compagne stesse. Pensiamo che arrivare a certe cariche debba essere frutto del lavoro e della militanza. Chiaramente il merito pensiamo sia l’unico metro di giudizio valido per scegliere un esecutivo capace.
Per concludere la nostra intervista, quali sono i prossimi appuntamenti che affronterete come Link Taranto?
Nelle facoltà, abbiamo deciso di portare a compimento i progetti approvati nelle sedi universitarie. Su Economia, infatti, stiamo organizzando un interessante, e quanto mai attuale, seminario sulla green economy; su Giurisprudenza, invece, abbiamo intenzione di continuare il ciclo dei seminari sulla crisi economica, che tanto hanno portato in contenuti e partecipazione. Con la Rete della Conoscenza, stiamo portando avanti l’idea di organizzare, per metà giugno, un’assemblea, aperta anche alla cittadinanza, sulle tematiche ambientali. Infine, vorremmo realizzare un Cineforum sulla questione dell’omofobia, altro argomento di fortissima attualità.
 Articolo pubblicato su Siderlandia.it