di Mara Pavone
In questo periodo – soprattutto in
seguito alla diffusione della notizia sulla possibile chiusura dei corsi
di laurea del Politecnico da un lato, e la chiusura certa delle
triennali di operatore dei servizi giuridici e di scienze della
comunicazione e dall’animazione socio-culturale dal’altro – si sentono
le teorie più assurde sul perché il Polo Jonico stia “perdendo pezzi”
in questo modo. Qualcuno è arrivato ad affermare che i corsi stanno
chiudendo perché gli enti locali “non ci stanno mettendo i soldi”.
Occorre fare quindi un po’ di chiarezza. Il Polo Jonico – come tutte le sedi universitarie di Italia – sta subendo ancora gli effetti della famosa legge 133/2008. Da un lato vi è il taglio di 1,5 miliardi di euro spalmati in 5 anni (2009 – 2013), mentre dall’altro c’è il blocco del turn-over.
La legge 133 prevedeva infatti che nei primi anni di applicazione della
stessa si potessero assumere docenti nella misura del 20 % rispetto a
quelli andati in pensione (in sostanza si assume 1 docente ogni 5 che vanno in pensione).
Questo ha creato non pochi problemi,
perché per legge l’attivazione di un corso di laurea dipende – tra le
altre cose – dal numero di docenti garanti dello stesso, dunque venendo a
mancare i docenti per il blocco del turn-over vengono disattivati i
corsi di laurea.