giovedì 9 gennaio 2014

Il “nuovo” decreto sull’accreditamento dei corsi di laurea: un nulla di fatto

Il 23 dicembre 2013 il Governo – attraverso il DM 1059/2013[1] – ha apportato alcune modifiche al D.M. 47/2013 meglio conosciuto come Decreto AVA (Autovalutazione, Valutazione, Accreditamento), ovvero quello sull’accreditamento dei corsi di laurea nei vari atenei.
Questo decreto elenca i parametri di cui bisogna tener conto per poter accreditare (quindi attivare) un corso di laurea. Nel fissare il numero di “proponenti”(garanti) necessari per l’attivazione dei corsi si tiene conto anche del numero di immatricolati per ogni corso di laurea, viene fissata cioè una “numerosità massima” – oltrepassata quella soglia di immatricolati i docenti necessari per l’attivazione del corso aumenta in base al numero degli immatricolati (il calcolo si fa attraverso una formula matematica inserita nel decreto).
Oltre a fissare un numero di “proponenti”, il decreto stabilisce quanti di questi devono essere docenti e quanti devono essere ricercatori.
L’approvazione dell’AVA ha comportato numerosi problemi per gli Atenei, questo perché i requisiti richiesti per l’attivazione di nuovi corsi ed il mantenimento di quelli preesistenti sono molto più rigidi rispetto alle regolamentazioni precedenti (in termini di numero di “proponenti”).