lunedì 8 dicembre 2014

Diritto di cambiare dal basso

Ogni volta che si parla degli Enti Pubblici – da quelli locali a quelli nazionali – si riscontra un malessere diffuso dei cittadini, i quali lamentano la mancanza dei servizi essenziali e si domandano con quali criteri vengano amministrati gli Enti, se gli introiti derivanti dalle proprie tasse vengano gestiti in modo trasparente e soprattutto per il benessere comune.
Il nostro è un paese dove disuguaglianze e povertà si stanno diffondendo a macchia d’olio, gli scontri e l’aumento della criminalità nelle “periferie” rappresentano il fallimento dell’Ente Locale il quale, in determinati contesti, non è in grado di risolvere specifiche situazioni di degrado perché non dialoga con i propri cittadini, abbandonandoli al proprio destino.
Secondo ActionAid – organizzazione internazionale indipendente impegnata nella lotta alle cause della fame nel mondo, della povertà e dell’esclusione sociale – questa situazione dipende dalla presenza di «squilibri di potere, campanilismo, ed approccio opportunistico alla vita pubblica». Se da un lato ci sono amministratori che gestiscono male la cosa pubblica, dall’altro ci sono alcuni cittadini che non risultano propositivi o comunque non conoscono gli strumenti che hanno a disposizione per “costringere” le varie amministrazioni locali ad agire nel modo più giusto. ActionAid afferma che oggi si può lottare contro la povertà e l’esclusione sociale, il primo passo è cominciare ad interrogarsi sulla qualità dell’operato delle istituzioni e sulla loro accountability  intesa come la “capacità delle istituzioni sia di realizzare impegni elettorali e accordi internazionali sia di svolgere la propria funzione in modo trasparente e partecipato”.