domenica 19 giugno 2011

TUTTI IN PIEDI (L’ITALIA MIGLIORE)







L’informazione in Italia non è libera, soprattutto in televisione, e questo è risaputo.
I giornalisti, i conduttori, la satira … sono tutti soggetti a restrizioni non scritte ma tacitamente osservate perché, in caso contrario, si comincia con la solita litania del “questo è il servizio pubblico, non si può usare il servizio pubblico per dire queste cose” – di mediaset è inutile parlarne, per ovvie ragioni –; però non si capisce perché Vespa che fa una puntata intera sul delitto di Avetrana (credo fosse quello, o comunque si trattava di Yara o Melania) la sera della vittoria del referendum è una cosa normale, oppure utilizzare un telegiornale che non racconta le notizie o dice mezze verità e addirittura afferma che il referendum è il 13 e 14 giugno (invece che 12 e 13) si accetta senza nessun tipo di clamore.
Son cose che succedono.
Invece se Santoro si permette di invitare nella sua trasmissione gente che diversamente non avrebbe modo di parlare è fazioso. Si perché chiunque vada contro la linea di governo è fazioso, non importa ciò che dice, come argomenta, se da delle motivazioni convincenti, se in fondo ha ragione. E’ fazioso. Punto.
Partiamo da un presupposto. Secondo me la neutralità non esiste, o se c’è è molto rara. E’ difficile trovare il conduttore che non abbia le proprie simpatie politiche, o un suo modo di vedere le cose che si rifletta nella sua trasmissione. Ovvio sarebbe auspicabile una situazione in cui un programma raccontasse le cose per quello che sono lasciando al telespettatore la possibilità di farsi una propria opinione, ma in mancanza di questo ci vuole una soluzione.
La soluzione è l’equilibrio. Se esiste Vespa deve esistere Santoro, e viceversa. Se esiste quello che va contro il governo ci deve stare quello che invece ne è a favore. In questo modo la gente può farsi un’opinione. E’ messa nelle condizioni di capire chi dice il vero e chi no.
Lo strano caso italiano è che invece deve esistere Vespa, ma non deve esistere Santoro. Lo hanno ostacolato in tutti i modi: tribunali, critiche, non rinnovo dei contratti ecc .. ma lui è rimasto sempre li, perché credeva che il servizio pubblico andasse difeso dalle pretese dei partiti e perché voleva dare una possibilità a tutte quelle persone che diversamente non avrebbero potuto far sentire la propria voce e gridare all’Italia intera che loro esistono, hanno un problema e nessuno riesce a risolverglielo. Si voleva raccontare l’Italia che non funziona ma che pochi conoscono perché, in fondo, “bisogna essere ottimisti” e “i problemi sono stati risolti” (cit.) … se poi i napoletani sono ancora sommersi dalla spazzatura, l’Aquila è stata abbandonata al suo destino di città fantasma sotterrata dalle macerie e i piccoli imprenditori sono sommersi dai debiti per mancanza di politiche economiche decenti bhè .. problemi loro.
Questa situazione diventa più lampante quando una sera ti ritrovi a vedere un programma in streaming che si chiama “Tutti in Piedi”. I 100 anni di FIOM, un evento per raccontare il lavoro, il precariato, uno spazio dove tutti parlano senza freni. Ti rendi conto che se una cosa del genere fosse andata in tv (specialmente in RAI), probabilmente oggi sarebbero partite già una trentina di denunce, polemiche e minacce di sospendere il programma.
Ed è proprio questo il problema. Negli altri paesi i programmi tv hanno il diritto di dire tutto, come e quando vogliono, la satira prende in giro i politici ogni giorno … non ci sono ripercussioni di nessun tipo, ed è così che dovrebbe essere.
“Tutti in Piedi” mi ha tenuta incollata al monitor del pc fino alla fine. Per la prima volta dopo tanto tempo ho guardato con gusto un programma, ho visto delle persone vere che parlavano di cose vere, ho visto persone incazzate che lottano per cambiare le cose, ho visto la libertà di esprimersi che in tv non c’è mai stata.
Ho visto l’Italia migliore.
Ed è un peccato che non si possa vedere liberamente in tv, ma sia relegata solo allo streaming sul web.