venerdì 9 ottobre 2015

Polo Universitario Jonico: calo borse di studio e proposte inconcludenti

La Regione Puglia, per l’anno accademico 2015/2016, ha innalzato le soglie ISEE ed ISP da rispettare per la presentazione della domanda di borsa di studio. La decisione è stata presa per evitare che il nuovo metodo di calcolo dellISEE potesse ridurre notevolmente la platea degli idonei al bando ADISU.
Purtroppo questa misura non è bastata a tamponare gli effetti del nuovo ISEE, tra l’altro introdotto dal Governo senza una reale sperimentazione. Analizzando le graduatorie pubblicate sul sito dell’ADISU Puglia, in riferimento agli anni accademici 2014/2015 e 2015/2016[1] su base regionale si registra un calo degli idonei di circa il 21% fra gli iscritti agli anni successivi al primo, e di circa il 33% fra gli iscritti al primo anno: in tutto 3836 idonei in meno rispetto allo scorso anno.
A Taranto si registra un calo del 25% e del 37% degli idonei iscritti rispettivamente agli anni successivi ed al primo anno; in tutto si parla di 226 studenti che hanno perso la possibilità di percepire la borsa di studio e di usufruire delle agevolazioni sulle tasse universitarie (ovvero esonero totale e rimborso della tassa regionale versata all’atto dell’iscrizione).
Il commento di molti è “finalmente i falsi poveri smetteranno di prendere la borsa di studio”; in realtà il discorso non è così semplice perché il nuovo calcolo dell’ISEE non colpisce solo gli evasori, ma riguarda tutti indistintamente, facendo figurare più ricche le famiglie nonostante non ci siano stati cambiamenti dal punto di vista economico. E’ evidente quindi che c’è qualcosa che non funziona; oppure l’obiettivo era proprio quello: cambiare il metodo di calcolo in modo da avere meno idonei a cui erogare la borsa di studio – del resto è il metodo più semplice per eliminare il problema della mancanza di fondi per il Diritto allo Studio.
Va poi considerato che l’ISEE è il parametro che viene utilizzato per il calcolo delle tasse universitarie, quindi gli studenti si ritroveranno inevitabilmente a pagare delle rate più alte a fronte di una costante diminuzione dell’offerta formativa e dei servizi del Polo Jonico.


Questa è la situazione che si presenta un po’ in tutta Italia: Padova ha un calo del 40% sugli idonei; nel Lazio ci sono circa 11mila esclusi su un totale di 24mila domande presentate; in Toscana ed Emilia si registra rispettivamente un calo del 25% e 18%. Dati sicuramente allarmanti: ci sono studenti che senza la borsa di studio o il posto alloggio non sono in grado di continuare gli studi (ci sono molte testimonianze su questo gruppo FB), e per questo LINK ha lanciato campagna IO NON RINUNCIO! affinché vengano applicati dei correttivi per risolvere questa situazione.
Considerando anche la disattivazione del corso di Beni Culturali, questo anno accademico è cominciato davvero male per il Polo Jonico. Basti pensare che l’anno scorso il 17% della popolazione studentesca universitaria ha usufruito dei benefici ADISU: togliere anche le borse di studio significa provocare una ulteriore diminuzione degli studenti del Polo Jonico (negli ultimi anni c’è stato un calo di circa 1500 studenti).
In questa situazione potrebbe intervenire il Comune di Taranto, utilizzando l’ultima tranche dei fondi relativi al vecchio accordo di programma per erogare delle borse di studio – come in realtà è accaduto in passato -, ma a quanto pare i progetti son diversi.
Recentemente sulla stampa locale si è parlato di Master post laurea per il “miglioramento dell’offerta formativa”. La proposta lascia un po’ perplessi, considerato che si potrebbero usare quei fondi per questioni più urgenti, come il miglioramento della didattica dei corsi di laurea.
Un Master ha valore (cioè fa curriculum e da un valore aggiunto alla formazione dello studente) nel momento in cui viene conseguito in un contesto ricco di grandi (e soprattutto famose) aziende o Enti importanti, dove lo studente ha una vasta scelta per acquisire esperienza “sul campo”, e soprattutto l’imprenditore ha voglia di formare una persona per poi magari assumerla nella propria azienda (insomma un tipo di cultura imprenditoriale che nel nostro territorio è quasi inesistente). A questo punto c’è da chiedersi: chi pagherebbe per fare un Master a Taranto? E se anche ci fossero delle borse di studio, quale beneficio potrebbe trarre lo studente un Master organizzato alle condizioni appena descritte? E soprattutto, considerando i centinaia di Master sparsi in tutta Italia (sicuramente organizzati meglio di quanto si possa fare qui), il Polo Jonico riuscirebbe ad attirare studenti dalle province limitrofe?
L’unico modo per attrarre studenti a Taranto è agire sulle cose principali, cioè sui corsi di laurea. Questi presentano un bel po’ di problemi, considerato che ogni anno vengono disattivati esami, e ciò provoca difficoltà sia organizzative che formative. Infatti a volte si tratta di esami fondamentali per la preparazione degli studenti; tanto per fare un esempio: gli iscritti al vecchio corso di Economia e Commercio di Taranto devono recarsi a Bari per sostenere l’esame di Economia Politica II, perché è stato disattivato e qui non c’è nessun modo per creare la commissione d’esame. Ormai l’Economia Politica si studia in un unico esame, e questo per un corso di laurea basilare in Economia rappresenta un problema per la didattica se non c’è un altro esame dello stesso ambito. Infatti, dando uno sguardo ai piani di studio delle altre sedi universitarie pugliesi, si nota che se al primo anno c’è l’esame di “Istituzioni di Economia Politica” (esame unico, anziché due esami divisi in due anni); al secondo c’è comunque un esame simile come ad es. Politica Economica, Econometria, o Scienze delle Finanze (quest’ultimo è sparito dal piano di studi della triennale di Taranto già da qualche anno).
La qualità è tutto: da quella dipende la fuga di cervelli dalla nostra città e la capacità di attrarre studenti fuori sede: solo così si sviluppa una città universitaria. Considerato che il nostro territorio non è ricco di imprese ed enti nei quali si possa fare una formazione pratica, non è necessario spendere soldi in Master: basta creare più convenzioni per lo svolgimento delle ore di tirocinio previste dal piano di studi di ogni studente.
Resta aperta anche la questione di Palazzo Delli Ponti, restaurato in parte dal Comune e donato all’Università, la quale doveva portare a termine i lavori e creare sale studio per gli studenti, uffici per la segreteria, e la biblioteca per il Corso di Laurea in Beni Culturali (ormai disattivato).
Il palazzo è in stato di abbandono ed è stato danneggiato dai vandali. Bisogna chiarire se l’Università ha davvero intenzione di farci qualcosa, altrimenti il Comune deve decidere diversamente, cioè utilizzarlo per creare autonomamente uno spazio per gli studenti.
Il Sindaco ha nuovamente azzerato la Giunta. Ora resta da vedere se verrà nominato subito un assessore all’Istruzione, oppure se questa delega cadrà nel dimenticatoio (come accade spesso ormai). E’ necessario avere un assessore stabile e soprattutto competente: i problemi sono tanti e c’è bisogno di qualcuno che sappia lavorare con l’Università per il miglioramento delle condizioni del Polo Jonico.
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[1] Il dato sugli idonei iscritti al primo anno è provvisorio, in quanto la graduatoria definitiva verrà pubblicata a fine ottobre. Tuttavia si può ritenere un dato attendibile in quanto tra graduatorie provvisorie e definitive non vi sono mai sostanziali differenze.

Articolo per Siderlandia.it

lunedì 4 maggio 2015

La vera “Buona Scuola” scende in piazza il 5 Maggio

Corteo Studenti del 10 Ottobre 2014, Roma. [Foto di Claudio Peri – Ansa]
A sentir parlare il Ministro Giannini, la “Buona Scuola” di Renzi è una riforma epocale che porterà l’eliminazione del precariato, una didattica di qualità, miglioramento delle strutture. Ecco perché si stupisce quando viene contestata, ed arriva addirittura a chiamare “squadristi” quelli che manifestano contro di lei con qualche urlo e dei cartelli in mano, affermando che si tratta di gente che la riforma non l’ha nemmeno letta, considerando che (secondo lei) si parla a sproposito di privatizzazione delle scuole pubbliche ed instaurazione di un sistema di clientelismo fra presidi e docenti.
C’è però un dato di fatto, le manifestazioni contro la “Buona Scuola” si sono diffuse su tutto il territorio nazionale (il 23 aprile c’è stato un flash mob anche a Taranto) ed i sindacati hanno indetto lo Sciopero Generale Nazionale della Scuola, al quale si uniranno anche gli studenti. Loro il DDL lo hanno letto, ed hanno fatto delle osservazioni interessanti che si discostano parecchio dagli slogan di Renzi.
Fin dai primi articoli del DDL si comprende l’idea di Scuola di Renzi: un ente di formazione finanziato con soldi pubblici ma che in parte diventa privato e viene gestito dal Preside-Manager, il quale vede aumentare in modo esponenziale i propri poteri decisionali e non si deve limitare a saper organizzare al meglio le attività didattiche ed il personale, ma deve cercare di rendere “appetibile” il proprio istituto agli occhi dei privati e delle famiglie per far in modo di avere ulteriori fondi da poter impiegare nella didattica.

lunedì 13 aprile 2015

Beni Culturali rischia la chiusura: ennesimo colpo per il Polo Universitario Jonico

Ogni corso di laurea per essere attivato ha bisogno dei docenti “garanti” che variano in funzione degli immatricolati; viene inoltre richiesto un numero preciso di docenti per ogni categoria (es. professori, ricercatori ecc..): questi criteri vennero inaspriti dal Decreto Ministeriale 47/2013 dell’ex Ministro Profumo e poi leggermente modificati dall’exMinistro Carrozza (senza novità significative). Considerando che, rispetto alla normativa precedente al D.M. 47/2013, viene chiesto un numero maggiore di garanti, e che le Università non possono assumerne di nuovi a causa del blocco del turn-over (vanno in pensione più docenti rispetto a quelli assunti), molti corsi vengono chiusi.
Proprio per la mancanza dei requisiti imposti dalla normativa sull’accreditamento dei corsi di laurea il Corso di Beni Culturali di Taranto potrebbe non essere attivato il prossimo anno, dal momento che alcuni dei docenti garanti sono andati in pensione e non possono essere sostituiti. Il problema non è solo tarantino: il SATA (Dipartimento in Scienze dell’Antichità e del Tardoantico, al quale afferisce il corso di Beni Culturali di Taranto) è in difficoltà anche sulla gestione del corso di Beni Culturali di Bari; a questo proposito si sta pensando di unire i dipartimenti di Filosofia, Letteratura, Storia e Scienze Sociali (FLESS) ed il SATA per non avere problemi sulla questione dei docenti garanti dei corsi e quindi essere obbligati a disattivarne altri.
Ovviamente, dopo la diffusione della notizia è aumentata la preoccupazione tra gli studenti, perché di difficoltà del corso si parla da anni, ma questa volta le probabilità di chiusura sono alte. Alcuni studenti hanno anche creato una pagina FB ed un sito internet dove rivendicano il loro diritto ad avere un corso di laurea in Beni Culturali in una città come Taranto che, come sappiamo, è sostanzialmente un sito archeologico a cielo aperto; sarebbe quindi un controsenso chiudere un corso che forma le generazioni future in questo ambito; è stata anche presentata una lettera al Sindaco per chiedere l’intervento delle istituzioni.

martedì 31 marzo 2015

PUGLIA: AUMENTANO LE SOGLIE ISEE/ISP PER LE BORSE DI STUDIO



Con il Dpcm n. 159/2013 dal 1° gennaio 2015 sono entrati in vigore i nuovi criteri per il calcolo dell’ISEE (indicatore situazione economica equivalente), parametro utilizzato per l’ottenimento di varie agevolazioni economiche, tra cui l’accesso alle borse di studio ADISU e l’esonero parziale o totale dalle tasse universitarie.
Gli studenti universitari sono decisamente penalizzati da questo nuovo tipo di calcolo, in quanto ora vengono inclusi i redditi esenti da Irpef (quindi anche la borsa di studio percepita nell’anno precedente) mentre i redditi di fratelli e sorelle, che prima venivano considerati solo nella misura del 50% del loro ammontare, ora concorrono per intero alla formazione dell’indicatore. Come già accennato in un precedente articolo, si calcola in media un aumento di 2000€ dell’ISEE per richiedente, al quale non corrisponde un aumento della ricchezza reale del nucleo familiare.
Questo genera un paradosso abbastanza singolare: prima vieni considerato idoneo a ricevere la borsa di studio perché il reddito del tuo nucleo familiare non ti consente di sostenere le spese universitarie, l’anno dopo invece potresti rimanere escluso dalla platea degli idonei perché la borsa di studio percepita l’anno precedente (ed utilizzata per sostenere le spese universitarie) viene considerata una fonte di reddito ai fini del calcolo dell’ISEE, quindi non si capisce con quali soldi si debbano sostenere le spese dell’anno successivo.
Quella appena descritta è la situazione in cui potrebbero trovarsi gli studenti che l’anno scorso avevano un ISEE molto vicino alla soglia massima, altri invece potrebbero ritrovarsi nella condizione di avere ancora diritto alla borsa di studio ma percepirla con un importo inferiore (ci sono scaglioni di reddito differenti ai quali corrisponde un diverso importo di borsa di studio, con un ISEE maggiore ci si potrebbe ritrovare in uno scaglione diverso rispetto all’anno precedente).

martedì 24 febbraio 2015

Università di serie A, B ed un Governo di III categoria

«Ci sono uni­ver­sità di serie A e serie B, ridi­colo negarlo»

Citando un famoso detto popolare si può affermare che Renzi, in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico al Politecnico di Torino, ha scoperto l’acqua calda. Dell’esistenza degli atenei di serie A e B infatti ne sono ben consapevoli gli studenti, che non solo non lo negano, ma da anni denunciano il divario esistente  tra l’offerta formativa ed i servizi erogati, ad esempio, dalle università del Nord e da quelle del Sud. Ne sono ben consapevoli anche i laureati: in effetti anche se nessun governo è ancora riuscito ad abolire il valore legale del titolo di studio (l’ultimo tentativo è stato quello del Governo Monti) è ormai noto che molte aziende preferiscono candidati laureati in determinati atenei piuttosto che in altri, come se la preparazione ed il valore di una persona si possa giudicare a seconda del posto in cui ha studiato. Insomma, se si ha in mano una laurea conseguita presso un ateneo che non gode di buona credibilità, probabilmente non si viene nemmeno chiamati per il colloquio, anche se ad esempio il candidato ha frequentato uno dei corsi migliori di quell’ateneo oppure ha acquisito ulteriori conoscenze al di fuori dell’università e quindi complessivamente potrebbe essere più preparato del collega laureato nell’università di “serie A”.

lunedì 2 febbraio 2015

Cosa offre Taranto ai laureati in economia?

Secondo i dati Almalaurea nel 2013 a Taranto ci sono stati 137 laureati (91 con titolo triennale, e 46 con laurea magistrale). A questi poi vanno aggiunti quelli che conseguono il titolo in altra città e tornano a Taranto dopo aver completato gli studi. Una volta constatato questo dato viene spontaneo domandarsi dove possano essere impiegati 137 laureati in economia nella nostra città: non starò qui a snocciolare dati, ma racconterò le esperienze di varie persone che ho conosciuto durante il mio percorso di studi.
Fondamentalmente i laureati in economia si dividono in due gruppi: quelli che vogliono intraprendere la libera professione (es. commercialisti) e quelli che non vogliono farlo. Questi ultimi potenzialmente potrebbero trovare vari impieghi: banche, istituti finanziari, aziende di vario tipo, enti pubblici, enti di formazione;  peccato che a Taranto ci sia poco o nulla di tutto questo. Le aziende sono davvero poche, quelle che assumono ancora meno e soprattutto non vi è un canale “sicuro” attraverso il quale domanda ed offerta di lavoro si incontrano: la maggior parte degli annunci che si trovano in rete o sui giornali alla fine si rivelano il solito “porta a porta” (che di certo non è un lavoro da disprezzare, ma non è nemmeno corretto pubblicare un annuncio dove viene offerta una determinata mansione per poi rifilarne un’altra). Certo ci si può iscrivere alle numerose agenzie interinali, ma non tutte le aziende ricorrono a questo sistema per la ricerca di personale, alcune non pubblicano le offerte di lavoro nemmeno sul proprio sito internet (sempre se ne hanno uno).
Nella maggior parte dei casi se si ha la fortuna di trovare impiego in un’azienda si tratta di mansioni amministrative/contabilità, gli istituti finanziari offrono quasi sempre contratti a provvigione per la vendita di prodotti finanziari, le banche raramente assumono e comunque quasi sempre non tengono conto dei curriculum dei neolaureati ma trasferiscono giovani (originari di Taranto) che lavorano in altre città (della serie, se vuoi lavorare in banca a Taranto devi farti assumere in qualche altra città e sperare che un giorno ti trasferiscano).